La fine della latitanza di Cesare Battisti (durata quasi quarant’anni) rappresenta anche la fine delle spese sostenute dallo Stato per riportare in Italia l’ex terrorista.
La fine della latitanza di Cesare Battisti è stata accolta da un metaforico applauso liberatorio cui si sono unite migliaia di persone, dai massimi esponenti della politica ai familiari delle vittime passando per centinaia e centinaia di persone comuni che hanno ritrovato fiducia nella giustizia italiana. Ma i risvolti positivi riguardano anche aspetti decisamente concreti. L’arresto dell’ex terrorista rosso rappresenta infatti per lo Stato italiano la fine di anni e anni di spese sostenute per la ricerca e il controllo Battisti.
Indagini, controlli, agenti speciali, informatori e indagini: quanto è costata la latitanza di Cesare Battisti
La latitanza di Cesare Battisti ha avuto infatti un costo anche ingente per lo Stato italiano. Nel corso degli anni della latitanza dell’ex terrorista rosso – parliamo di quasi quarant’anni – l’Italia avrebbe speso una cifra vicina ai cinquanta milioni di euro. Si tratta ovviamente di una stima approssimativa visto che alcune spese, e probabilmente alcune operazioni, sono addirittura segrete.
Impossibile sapere infatti a quanto ammontino le richieste economiche fatte dai vari informatori, tanto per menzionare una delle zone d’ombra nelle spese affrontate dall’Italia, che ha dovuto sostenere sicuramente costi ingenti come voli internazionali, agenti italiani e stranieri, i funzionari che hanno avuto a che fare con la vicenda e tutte le spese collaterali. Insomma, se non sono i cinquanta milioni stimati la verità non dovrebbe discostarsi troppo dalle ipotesi. E più probabilmente dovrebbe differire più per eccesso che per difetto
La latitanza di Cesare Battisti
Evaso nel 1981 dal carcere di Frosinone, Cesare Battisti ha trovato rifugio prima in Francia. Dopo una prima fuga in Sud America (Messico) e un secondo ritorno in Francia, l’ex terrorista è riuscito a costruirsi una nuova vita in Brasile, dove ha potuto vivere alla luce del sole approfittando della protezione del governo che lo ha accolto come un rifugiato politico. Le vicende che hanno fatto seguito all’elezione di Bolsonaro, alla breve fuga in Bolivia e all’arresto sono ormai cosa nota.